Mi domandavo se si doveva ancora pubblicare la recensione di uccisioni o scomparse o soprusi sui bambini. E non so darmi una risposta, ma so che non si possono guardare gli occhi di quei bambini e far finta di non averli visti: sono proiettili diritti al cuore che gridano che ci sono anche loro, che vogliono vivere anche se non sanno cosa vuole dire vivere a qualsiasi latitudine e con gli adulti del giorno d’oggi. Perciò si continua non potendo far altro che dare la possibilità di leggere della loro esistenza e dei loro diritti,ormai troppo scritti sulla carta.
Voglio però ricordare l’esercito silenzioso di volontari specialisti e non che seguono questi bambini dove più c’è bisogno; stendono anche la mano perché danno già la vita e l’esperienza, ma non ce la fanno a mettere insieme quelle strutture e quegli strumenti che necessitano per salvare delle vite di bambini. Aiutiamo se non possiamo andare sul posto: è un nostro dovere e ce ne sarà reso conto un giorno. Alla sera quando stiamo per chiudere gli occhi pensiamo a quei bambini che soffrono o che muoiono per una banale diarrea: muore un bambino ogni 3 secondi, ricordiamocelo, e non sono bambini paffuti e coccolati, sono dei disperati con o senza genitori che vogliono aiuto.

Mi ricordo un fatto a Casablanca, dove un piccolo bambino con una gatto chiedeva l’elemosina e nessuno gli dava nemmeno il famoso cent; passa un legionario italiano e gli dice di non chiedere con la mano l’elemosina, ma “bascich, matracari” (chiedi i soldi con la rivoltella). Il legionario era irritato che nessuno dava nulla e lui voleva dargli una pistola per tirar fuori i soldi: ognuno aiuta come può. Ma quel legionario si era commosso di fronte al bambino: lui, il legionario, era abituato a ben altro, aveva ai piede delle scarpe da palombaro, pesanti perché, se fuggivano dalle navi dove si imbarcavano andavano in fondo al mare, con il saluto di una vedetta armata di fucile che sorvegliava la nave dalla coffa.