1) L’ONU fa sapere che 4 milioni di migranti siriani sono pronti a partire e arrivare in Europa se non verrà fornito sostegno e aiuti ai tre paesi confinanti con la Siria – Giordania, Libano e Turchia – dove ora vivono. Intanto la Commissione UE suddivide le quote per la ricollocazione: 70mila tra Germania, Francia e Spagna, 15mila in Italia. http://www.fanpage.it/.
CRONACAULTIME NOTIZIE 7 SETTEMBRE 2015 08:18 di Antonio Palma – Ondata di migranti in Ungheria, segnalati scontri – Esasperati nell’attesa di un autobus, alcuni profughi hanno sfondato le linee della polizia ungherese e si sono messi in marcia a piedi sulla principale autostrada verso Budapest. Alcuni sono stati subiti fermati dagli agenti, mentre altri sono riusciti a far perdere le proprie tracce tra i cavalcavia dell’autostrada. Chi è stato bloccato, è stato poi condotto presso un campo delimitato da filo spinato e reti dove ha rifiutato di entrare.
19.40 – Onu: “Senza aiuti 4 milioni di profughi da Siria verso UE” – Almeno 4 milioni di profughi sono pronti a mettersi in viaggio verso l’Europa se la comunità internazionale non fornirà sostegno e aiuti ai tre Paesi confinanti con la Siria – e cioè Giordania, Libano e Turchia – dove ora vivono. Lo ha detto il capo dell’ufficio di Ginevra delle Nazioni Unite Michael Moeller.
14.00 – Hollande: “Da domani voli di ricognizione francesi in Siria” – “In Siria vogliamo sapere cosa si prepara contro di noi e cosa si fa contro la popolazione siriana. Per questo ho deciso di organizzare questi voli di ricognizione, in collegamento con la coalizione». «Secondo le informazioni che raccoglieremo potremo condurre dei raid” ha annunciato oggi il presidente francese François Hollande, aggiungendo: “Assad deve andarsene, è lui il responsabile della situazione in Siria, è lui che bombarda il suo popolo che bombarda i civili, che ha utilizzato le armi chimiche”
12.30 Piano UE: metà profughi a Germania e Francia. L’UE potrebbe chiedere a Germania e Francia di accogliere più di 55mila rifugiati. Sarebbe questo uno dei punti del piano quote rifugiati ideato dalla Commissione Europea e ora in discussione. La notizia trapela da Bruxelles ed è stata confermata da Parigi. In pratica, secondo il piano, Francia e Germania quindi dovrebbero accogliere quasi la metà dei 120mila rifugiati da ricollocare dopo il loro approdo in Italia e Grecia. Nel dettaglio Berlino ne dovrebbe accogliere 31mila e Parigi altri 24mila, mentre la Spagna altri 15mila. Intanto la Francia ha annunciato che proporrà di organizzare e ospitare una conferenza internazionale sui profughi. Contro le quote invece si sono schierati sia la Gran Bretagna che l’Ungheria, oltre agli altri Paesi del’Est. (Continua su: http://www.fanpage.it/migranti-convoglio-di-auto-tornato-in-austria-nuova-tragedia-a-lampedusa/).
2) Emergenza migranti, convocata riunione UE il 14 settembre. In Libia ancora un naufragio
Il 14 settembre è stata convocata la riunione ministeriale d’emergenza dell’Unione europea sull’immigrazione. L’appuntamento è stato fissato con lo scopo di “rafforzare la risposta” dell’UE alla critica situazione dei migranti in fuga dalle guerre che premano ai confini dell’Europa. MONDO ULTIME NOTIZIE 31 AGOSTO 2015 – 08:01 di Susanna Picone (tutti i diritti riservati all’autore ed alla testata).
Per affrontare l’emergenza migranti i ministri dell’Unione europea si riuniranno il prossimo 14 settembre a Bruxelles. Lo ha reso noto la presidenza UE lussemburghese in un comunicato. “La situazione in tema di immigrazione riguardo le frontiere dell’UE ha recentemente preso delle proporzioni quasi inedite”, è quanto si legge nella nota. “Allo scopo di valutare la situazione sul terreno, le azioni politiche in corso, e di discutere di nuove iniziative mirate a rinforzare la risposta europea il ministro dell’Immigrazione Jean Asselborn ha deciso di organizzare un consiglio Jai (Giustizia e Interni) straordinario”, si legge ancora. La convocazione del vertice UE sui migranti segue di qualche ora l’appello dei ministri dell’Interno di Francia, Germania e Gran Bretagna di organizzare un summit sull’immigrazione straordinario per affrontare l’emergenza. La strada rimane comunque tutta in salita, vista la riluttanza di molti governi, specie del nord Europa, sui migranti. Migranti, la proposta della Gran Bretagna – Intanto il ministro britannico dell’Interno, Theresa May, ha definito l’attuale livello dell’immigrazione “non sostenibile” e ha chiesto una riforma della libera circolazione nell’UE, in modo da autorizzare la permanenza in Inghilterra soltanto a chi possiede un lavoro, chiudendo invece le porte ai disoccupati stranieri dell’Unione, in deciso aumento. Secondo il ministro, l’immigrazione dai paesi UE è più che raddoppiata rispetto al 2010, ed “è per questo che la volontà del governo di rinegoziare la relazione della Gran Bretagna con l’UE è così importante”.
3) L’ultimo naufragio in Libia: almeno 37 morti – Intanto, dopo la strage di migranti di giovedì scorso – dove circa 200 cadaveri sono stati individuati dalla guardia costiera libica davanti alle coste di Zuwara – domenica al largo della Libia vi è stato un altro naufragio. Il bilancio momentaneo è di almeno 37 vittime. In un primo momento era stato segnalato il ritrovamento di 7 cadaveri nella zona di Khoms, città che si trova ad un centinaio di chilometri ad est di Tripoli ma secondo quanto riferito da Mohamad al-Misrati, portavoce della Mezzaluna Rossa a Tripoli, alcuni pescatori hanno poi trovato nelle vicinanze altri 30 corpi. (Continua su: http://www.fanpage.it/emergenza-migranti-convocata-riunione-ue-il-14-settembre/http://www.fanpage.it/).
Ancora annegati che si aggiungono ai precedenti, gli stati si riuniranno dopo anni di aspettative con incremento dei numeri dei morti ufficiali e non ufficiali. Molti politici il 14/09 hanno deciso di usare la forza contro gli scafisti senza specificare cosa vuol dire usare la forza contro criminali, magari cooptati a farlo; di fatto però sembra che l’unica soluzione per fermare i migranti sia alzare muri di cemento, filo spinato, poliziotti che percorrono confini chilometrici. Questa è la soluzione? A cosa ci avvia questa soluzione drastica e senza uno scopo preciso? Ad esempio si potrebbe dire ai migranti di non sporcare il suolo pubblico, ma di radunare in siti stabiliti tutto quanto viene scartato o non usato e lasciato alle intemperie del momento: sarebbe già un mostrare ai migranti un comportamento civile anche in circostanze critiche come le loro.
4) MOSUL, L’ISIS RAPISCE 127 BAMBINI PER FARNE MILIZIANI
I piccoli avrebbero tutti un’età compresa tra gli 11 e 15 anni.
OLTRE IL MEDITERRANEO Manuela Petrini – set 8, 2015 0 da www.Interris.it (tutti i diritti riservati al l’autore ed alla testata).
Almeno 127 bambini rapiti dall’Isis negli ultimi giorni. È l’ultima sconcertante denuncia che arriva da Mosul, da giugno dello scorso anno diventata roccaforte dell’autoproclamato Califfato nell’Iraq settentrionale. Lo scopo ultimo è quello di inviarli nei campi di addestramento per trasformarli in jihadisti da utilizzare durante le battaglie o in operazioni terroristiche. A riferirlo da Erbil sono i media vicini al Pdk, il Partito democratico del Kurdistan di Massud Barzani, il presidente della regione autonoma curda.
I bambini scelti per questo addestramento forzato avrebbero tutti un’età compresa tra gli 11 e 15 anni. Due di loro, secondo quanto riferito dal sito on-line “Sumerian News” avrebbero provato ad apporsi al reclutamento forzato e per questo sarebbero stati barbaramente uccisi. Secondo le stime del consigliere della guida suprema per gli affari militari, il generale Yahya Rahim Safavi, sarebbero almeno 100.000 gli uomini alle “dipendenze” dell’organizzazione terroristica di Abu Bakr al-Baghdadi. Almeno 5.000 sarebbero ceceni, pagati con un salario mensile di 200 dollari.
Inoltre nell’ultimo periodo i miliziani dell’Isis si sarebbero impadroniti di parte del campo petrolifero di al-Jazal, nella provincia centrale di Homs. I jihadisti avrebbero anche conquistato l’omonima cittadina e rivendicato la sua “piena liberazione” dalla presenza dei governativi.
Se dei bambini sono stati da sempre rapiti per farne dei soldati ossequienti e pilotati vuol dire che si è fatto molto poco per impedire questo rastrellamento che torna a vantaggio dei criminali che li rapiscono. L’Onu che proposte ha fatto? Ha mandato le cosiddette “forze di pace” o caschi blu a difendere le principali città e i principali paesi da questo crimine che poi viene ampliato come se fosse una forza incontrastabile e quindi pazienza… amen!
5) Mortalità infantile dimezzata dal 1990? Ma l’Africa rallenta
16 settembre 2014 – I nuovi dati diffusi oggi da UNICEF, OMS, Banca Mondiale e ONU indicano che i tassi di mortalità infantile (decessi tra 0 e 5 anni) sono scesi del 49% tra il 1990 e il 2013, passando da 12,7 a 6,3 milioni di decessi a livello globale annuo. In termini assoluti, questo calo si traduce nella sopravvivenza di ben 100 milioni di bambini nel periodo preso in esame. Il ritmo della riduzione annua della mortalità infantile ha accelerato negli ultimi anni (in alcuni paesi è addirittura tre volte più rapido rispetto al passato), ma nel complesso i progressi sono ancora lontani dal raggiungere l’obiettivo globale di riduzione di due terzi della mortalità sotto i cinque anni entro il 2015. Le stime, contenute nel nuovo rapporto congiunto “Levels and Trends in Child Mortality 2014” mostrano che nel 2013, 6,3 milioni di bambini sotto i cinque anni sono morti per cause in gran parte prevenibili: circa 300.000 in meno rispetto al 2012. Ma ancora quasi 17.000 bambini muoiono ogni giorno. Sempre nel 2013, 2,8 milioni di bambini – ossia il 44% del totale – sono morti entro il primo mese di vita. Circa due terzi di questi decessi neonatali si sono verificati in soli 10 Stati. Sia la mortalità neonatale (0-1 anno) che quella infantile (0-5 anni) sono in flessione continua, ma la prima registra tassi di diminuzione più lenti rispetto alla seconda. Sulle strategie di lotta alla mortalità neonatale si concentra un secondo rapporto, “Committing to Child Survival – A Promise Renewed 2014”, reso pubblico sempre oggi dall’UNICEF. Mortalità infantile, in India e Nigeria un terzo dei decessi.
Dei 60 Stati identificati come “paesi ad elevata mortalità” – con almeno 40 decessi sotto i cinque anni ogni 1.000 nati vivi – 8 hanno già raggiunto o superato l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio 4 (riduzione di due terzi della mortalità infantile rispetto al 1990). Questi paesi sono: Malawi (-72%), Bangladesh e Liberia (-71%), Tanzania ed Etiopia (-69%), Timor-Leste e Niger (-68%), Eritrea (-67%).
Asia Orientale, America Latina-Caraibi e Nord Africa hanno già ridotto il tasso di mortalità infantile di oltre due terzi rispetto al 1990. India (21%) e Nigeria (13%), insieme, registrano più di un terzo delle morti tra i bambini sotto i 5 anni di età. Nonostante abbia ridotto i tassi di mortalità infantile del 48% rispetto al 1990, l’Africa Subsahariana mantiene ancora i tassi di mortalità infantile più elevati al mondo – 92 decessi ogni 1.000 nati vivi -, quasi 15 volte più della media nei Paesi ad alto reddito.
Un bambino che nasce in Angola, lo Stato che registra il tasso di mortalità infantile più alto al mondo (167 decessi ogni 1.000 nati vivi), ha 84 volte più probabilità di morire prima di compiere il quinto compleanno, rispetto a un bambino che nasce in Lussemburgo, paese che vanta il tasso di mortalità infantile più basso al mondo (2 decessi ogni 1000 nati vivi).Le probabilità di morire in tenera età aumentano ancora se il bambino nasce in una zona rurale, se appartiene a una famiglia povera o se la madre è priva di istruzione.
Le principali cause di mortalità infantile sono:
– complicanze per nascite premature (17%)
– polmonite (15%)
– complicanze durante il travaglio e il parto (11%)
– diarrea (9%)
– malaria (7%).
La malnutrizione è concausa in quasi metà di tutti i decessi al di sotto dei cinque anni.
Il rapporto rileva che i principali miglioramenti nella sopravvivenza infantile sono dovuti a interventi accessibili e sperimentati contro le principali malattie infettive, come la vaccinazione, l’utilizzo di zanzariere trattate con insetticida, la terapia di reidratazione orale contro la diarrea, il ricorso a alimenti terapeutici e alla nutrizione supplementare. Le principali cause di mortalità neonatale, ossia le complicanze per nascite premature (35%) e i problemi durante il travaglio e il parto (24%), richiedono interventi sanitari strettamente legati alla tutela della salute materna.
«C’è stato un significativo e veloce progresso nella riduzione della mortalità tra i bambini, e i dati dimostrano che un successo è possibile, anche per i paesi con poche risorse» commenta i dati Mickey Chopra, responsabile per i programmi sanitari dell’UNICEF. Il rapporto “Levels and Trends in Child Mortality 2014” è stato realizzato annualmente dal Gruppo inter-agenzie delle Nazioni Unite per le stime sulla mortalità (United Nations Inter-Agency Group for Child Mortality Estimation – UN-IGME).
Il gruppo è guidato dall’UNICEF e include anche Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS9, Banca Mondiale e la Divisione Popolazione delle Nazioni Unite del Dipartimento degli affari Economici e sociali dell’ONU.
Questi dati non sono ancora stati contestati da altre fonti,certo che così presentati sono molto allettanti,manca la solita componente non ufficiale e forse una sottostima,ma si spera in notizie attendibili che risollevano quelle precedenti abbastanza stomachevoli.
6) Medio Oriente, le menzogne dei media sulla carneficina siriana (Fanpage.it – tutti i diritti riservati all’autore ed alla testata)
I giornali occidentali ci inondano di informazioni e immagini sul massacro siriano. Ma è proprio quella la realtà dei fatti? A mio parere no. I nostri media ne sanno poco e, soprattutto, giocano sporco sul massacro (verissimo) di civili inermi. Lo scontro, tuttavia, è soprattutto tra occidente vs Russia e Iran (con lo zampino onnipresente della Cina).
17 LUGLIO 2012 di Francesco Cirillo (tutti i diritti riservati all’autore ed alla testata). Non ci sono prove. Non ci sono testimonianze dirette. Non ci sono immagini contestualizzabili. C’è poco da fare: ciò che sta avvenendo in Siria è lontano dall’essere capito o dall’essere spiegato con ragionevole obiettività, dovizia di informazioni e di particolari. L’unica cosa chiara, purtroppo, è che ancora una volta una popolazione, in questo caso quella siriana, paga il prezzo altissimo per ritrovarsi al centro di un gioco violento in cui può partecipare solo come vittima sacrificale. Purtroppo, però, questa banale osservazione sembra essere del tutto assente dal mainstream informativo che unidirezionato ha già assegnato personaggi e interpreti in un copione triste che si ripete da tempo e che ha visto nei conflitti in Afghanistan, Iraq e Libia i più recenti precedenti. Le domande più banali, benché inevase, sono: cosa sta succedendo in Siria e perché?In entrambi i casi è possibile compiere solo delle ipotesi inferenziali.
Cosa sta succedendo, dunque, in Siria? Di chi sono le mani insanguinate che, settimana dopo settimana, stanno compiendo abominevoli reati contro la popolazione?Per l’informazione occidentale non c’è alcun dubbio: sono le forze dell’esercito regolare guidate dal presidente Bashar Al-Assad che, attraverso bombardamenti massicci e vere e proprie rappresaglie, avrebbero sterminato intere città e ucciso decine di centinaia di persone. Ora, fermo restando che i massacri – purtroppo – ci sono stati, al momento non ci sono prove evidenti che dimostrino chi si sia macchiato di tali reati. Nessuna. Solo ipotesi, rumors e comunicati stampa di chi sta combattendo contro la fazione di Al-Assad. Dal massacro di Hula a quello più recente di Tremseh non c’è una, dicasi una, prova evidente e chiara di chi abbia materialmente agito sul campo. Persino gli esponenti più aggressivi della diplomazia internazionale, Usa e britannica in testa e che premono da mesi per l’intervento armato, parlano solo di “ipotetico” o “supposto” coinvolgimento delle truppe alawite.
Un po’ pochino, credo, per chiedere l’ennesimo intervento militare d’urgenza e compiuto sempre dai soliti buoni volenterosi che dal 2001 stanno portando pace, lavoro e democrazia in tutto il Medio Oriente (sarebbe ora troppo retorico ricordare cosa è successo in Afghanistan, Iraq e Libia). È paradossale come, anche oggi, le principali testate occidentali spendano aperture e titoli “sparatissimi” sull’ultima carneficina, e poi non diano alcuna dignità di notizia, come si dice in gergo giornalistico, al rapporto dell’Onu secondo cui non è possibile, al momento, identificare chi ha commesso tali orrori (salvo poi utilizzare le stesse Nazioni Unite al momento opportuno…). E se i media indipendenti provano a dare informazioni alternative, le testate “importanti” preferiscono portare avanti una più comoda e tranquillizzante politica di basso profilo, in cui vengono passati i comunicati stampa, provenienti dai palazzi del potere, senza troppa cura nel verificare ciò che vi è scritto. Fanno eccezione, come sempre, i media inglesi. Basti pensare all’opera infaticabile del sito MediaLens o persino alla più ingessata BBC (di particolare interesse sono le poche righe aggiunte dal corrispondente Frank Gardner in cui spiega in poche righe perché l’intervista fatta in esclusiva alla stessa BBC dall’ex diplomatico siriano Nawaf al-Fares e ora rifugiato nel Golfo è da prendere con le molle).
Se, infatti, un paio di settimane fa l’emittente di stato britannica è stata sottoposta ad un fuoco di fila perché ha pubblicato, proprio in relazione alla strage di Hula, una foto che si è scoperta poi essere stata scattata in Iraq in precedenza, o perché ha rimaneggiato un pezzo sullo stesso episodio, allo stesso tempo Jon Williams, senior World News Editor, parla apertamente tramite il suo blog ufficiale delle difficoltà oggettive di poter riportare con accuratezza e obiettività i fatti siriani. Stesso discorso si può fare per i tanto blasonati The Independent e The Guardian.
Nessuno, dunque, al momento sa niente su cosa stia accadendo in Siria. L’unica cosa certa è che i paesi occidentali stanno aumentando la pressione sul regime di Al-Assad affinché questo se ne vada e lasci campo libero, con tutta probabilità, a un esecutivo più “western friendly”. La Siria, è necessario ricordare, seppur brevemente, detiene ancora oggi due pessime caratteristiche per il mondo dominante: è vicina, vicinissima (anche per motivi religiosi) al nemico pubblico numero uno, l’Iran, e nel contempo, è uno dei partner militari e commerciali più affidabili della Russia. Un’accoppiata esplosiva, è proprio il caso di dire, che fa di Damasco lo strumento su cui fare leva al fine di giocare la partita, sempre più in campo aperto, tra Usa & Co. e le potenze regionali del “RussIranistan”. Giusto a titolo informativo, e per far capire perché, ad esempio, è estremamente improbabile che lo Zar Putin getti dalla torre la Siria, è importante ricordare che Damasco ospita l’unica base mediterranea della Flotta del Mar Nero (a Tartus con esattezza), considerato punto strategico per la movimentazione navale della marina militare ex sovietica. A questo si devono aggiungere i continui ordini di materiale militare, elicotteri, aerei e soprattutto sistemi antimissili di ultima generazione (di cui i russi sono leader), che nel corso degli anni hanno ulteriormente rafforzato la partnership strategico-militare tra i due paesi.
Per quanto riguarda l’Iran, invece, i legami sono sia, come si diceva, di natura religiosa (entrambe a maggioranza sciita, in Siria domina la fazione alawita, a differenza del sunnismo più radicato nella penisola arabica, distinzione primaria nel momento in cui si voglia parlare di Medio Oriente) che di natura politica. La Siria, insieme al Libano, alla striscia di Gaza e all’Iraq settentrionale, rappresenta una delle principali diramazioni del potere degli Ayatollah che, anche attraverso la discutibile e dispotica gestione del potere da parte di Al-Assad ha costruito il suo rango di potenza regionale indiscussa (forza derivante dall’utilizzo massivo dei fondi a conio verde e nero, ovvero i petrodollari). Senza voler, almeno per ora, entrare nel merito specifico del conflitto e, soprattutto, della sua analisi geopolitica, risulta evidente persino ad un osservatore superficiale che la battaglia che si sta combattendo in Siria riguarda lo scontro di potere tra Stati Uniti e alleati, contro Iran e Russia, cui si deve aggiungere la Cina, sempre pronta a contribuire al logoramento americano (basti pensare all’imminente esercitazione militare congiunta Russia, Iran e appunto Cina proprio in Siria) e colpisce il tweet attributo al generale israeliano in cui si afferma che la possibile caduta di Al-Assad sarebbe un pericolo per lo stesso paese con la Stella di Davide; d’altronde poi da mesi gli stessi vertici del Mossad stanno facendo di tutto per evitare ogni possibile confronto armato diretto con l’Iran e i suoi alleati). La posta in gioco, per quanto esecrabile, è il possibile o parziale ribilanciamento delle forze in campo a livello internazionale, nel momento di maggiore debolezza economica, finanziaria e sociale della vecchia Europa e, soprattutto, dell’ex golden boy americano. E se, fino ad oggi, non solo l’Iran non è stato ancora attaccato militarmente (si ricorda che le elezioni negli USA sono imminenti e che in molti, soprattutto da destra, hanno già parlato apertamente di soluzioni militari praticabili per detronizzare il potere di Teheran), anche per la Siria i giochi non sembrano fatti – come invece lo furono in Libia, che non aveva le stesse protezioni ed interessi comuni –, è forse possibile ipotizzare che la battaglia, prima politica e poi militare, non sia stata ancora vinta né dall’una né dall’altra fazione, determinando lo stallo politico e il perpetrarsi dei crimini cui assistiamo quotidianamente.
A rimetterci ancora una volta sono i popoli che, fagocitati da presunte ragion di stato superiori, pagano il prezzo più caro per la necessità di dominio di altri. Questo, forse, dovrebbe essere rappresentato con maggiore attenzione dai nostri mezzi d’informazione che, tuttavia, sembrano perdersi a loro volta tra veline, pressioni politiche e superficialità rendendoci, contestualmente, compartecipi di tali abomini. (Continua su: http://autori.fanpage.it/medioriente-le-menzogne-dei-media-sulla-carneficina-siriana-2/http://autori.fanpage.it/ – tutti i diritti riservati all’autore ed alla testata).
7) (AGI) – Parigi 12 set. – Il governo francese, tra non pochi imbarazzi, è stato costretto a sospendere il proprio console onorario che vendeva barconi ai migranti
Il governo francese, tra non pochi imbarazzi, è stato costretto a sospendere il proprio console onorario nella città portuale turca di Bodrum dopo che un servizio della Tv France 2 l’ha sorpresa a vendere barconi ai migranti diretti alle isole greche. Nelle immagini, riferisce la Bbc, si vede la signora Francoise Olcay vendere in un negozio di sua proprietà imbarcazioni e giubbotti salvagenti. Olcay si è difesa sostenendo che se non lo avesse fatto lei, altri avrebbero venduto l’occorrente per il viaggio ai disperati, ed ha anche chiamato in correo le autorità locali turche, che secondo lei, sono coinvolte nel traffico. Proprio su una spiaggia accanto a Bodrum venne ritrovato la scorsa settimana il corpicino senza vita del bimbo curdo di tre anni Alan Kurdi.
L’immagine del corpo riverso sulla battigia, un pugno nello stomaco all’Europa ma non solo, ha dato il via alle nuove iniziative di accoglienza Ue. Ad imbarazzare ulteriormente il governo di Parigi, nel video di France 2 si vede che sull’ingresso del negozio di materiale nautico della Olcay e’ esposta la targa ufficiale “Agence Consulaire de France” con tanto di tricolore e il motto “Liberté-Egalité-Fraternité“. stemmi ufficiali. Il tutto accanto gommoni identici a quelli usati dai migranti e ritrovati sulla spiaggia di Bodrum. Il ministero degli Esteri francese – sottolinea France 2 – ricorda che l’incarico di console onorario e’ volontario, non retribuito e compatibile con lo svolgimento di altre attovita’ incluse quelle commerciali. Il reporter di France 2, Franck Genauzeau, con una telecamera nascosta pone alcune domande alla ormai ex console onorario, dopo aver fatto con lei un giro nel suo negozio. Quando le chiede: “Lei è consapevole che questa gente che va a morire con questi oggetti che lei vende?”. La replica è: “Assolutamente”. E quando il reporter le fa notare, “Lei è console onorario di Francia e sta alimentando il traffico (di esseri umani)”, la signora alza le spalle e risponde “sì” salvo poi aggiungere che “il sindaco alimenta il traffico, la capitaneria di porto alimenta il traffico, il viceprefetto alimenta il traffico”. “In che senso?”, chiede Genauzeau. “Che lasciano fare, lasciano passare” i migranti, conclude la ‘signora’ Alcoy. (AGI).
(www.ilnotiziaio.it/…/7183-migranti-console-francese-a-bodrum-in-turchia-vendeva-barconi-sospesa – tutti i diritti all’autore ed alla testata).
Fa capolino la solita corruzione ed anche criminalità di un rappresentante di una nazione che fa mercato nero sui migranti e lo giustifica dicendo che anche altre autorità lo fanno. A questo punto ci si chiede di chi ci si deve fidare e se i migranti che sono in mano a criminali sono più protetti che non da personalità ufficiali. La verità è purtroppo molto selezionata e viene a galla proprio in circostanze particolari; per il resto resta sott’acqua e non si vede, ma c’è ed è molto diffusa e coperta da altri criminali col colletto bianco.
8) ATENE. Un barcone pieno di migranti si è rovesciato in mare al largo dell’isola greca di Fermakonissi, nell’Egeo meridionale, e 34 dei passeggeri sono morti; si teme che ci siano dei dispersi – Dalla Grecia.
È salito dunque il bilancio delle vittime (in un primo momento si era parlato di 28 morti), fra le quali vi sono 11 bambini oltre a 4 neonati. Il numero dei morti è comunque ancora provvisorio e potrebbe aumentare ancora, almeno 28 migranti morti in Grecia: è strage di bambini: altri 14 Aylan non sulla spiaggia, ma la tomba di alcuni di loro è senza fiori in fondo al mare; tra le vittime bambini e neonati. Almeno la metà di 34 (dicono) che sono giù in fondo al mare, trascinati dalle correnti che li spinge verso altri mari, verso altri fondali, dove non avranno sepoltura se non come catena alimentare.
Ma vi ricorderemo, bambini, sempre: come Aylan, tre anni, annegato e spiaggiato, che ha risvegliato quello che voi facevate già, senza nessuna foto, senza nessuna notizia mediatica, ma solo sotto forma di cifre associate a una disgrazia.
In noi voi siete vivi e, quando ci addormentiamo, vi pensiamo ancora e ci colleghiamo con la vostra Nuova Vita che senz’altro c’è e vi farà sorridere e ridere come non mai, in braccio all’amore dei vostri e soprattutto nell’amore di Colui che ci ha messo su questi sentieri, proteggendoci alla meglio, ma non dandoci in mano solo ad angeli, ma anche a delinquenti e criminali con la coscienza da mostro.
– Stando a quanto riferiscono fonti di agenzia, tra le 28 vittime vi sarebbero almeno 4 neonati e altri 8 bambini. Sei vittime sono state trovate nella stiva del barcone, che si sarebbe capovolto probabilmente a causa del peso eccessivo. Al largo dell’isola di Farmakonisi, intanto, i soccorritori sono ancora al lavoro: all’appello mancano circa 15 persone, stando ad una prima stima fatta grazie alle segnalazioni dei migranti scampati al naufragio. Mentre non accenna a rallentare il flusso di profughi attraverso la frontiera ungherese, le acque della Grecia sono teatro dell’ennesima tragedia del mare. A quanto trapela in questi minuti il barcone viaggiava con circa 100 persone a bordo e si sarebbe inclinato proprio a causa del peso eccessivo: circa una cinquantina di persone sono state scaraventate in acqua e tra queste avrebbero perso la vita anche 14 bambini.
Resta altissima, intanto, la tensione lungo la rotta balcanica: solo oggi in 4mila hanno attraversato la frontiera ungherese, mentre nei campi profughi in Serbia si rischia il collasso e l’emergenza umanitaria. Di pari passo, il premier ungherese Orban continua nella linea dura e sembra intenzionato ad andare fino in fondo nella costruzione del muro e nella volontà di “arrestare” chiunque oltrepassi irregolarmente il confine. Nel frattempo, la polizia austriaca ha comunicato di aver trovato ben 42 migranti nascosti in un camion frigo. I due autisti del mezzo, iracheni, sono stati arrestati. I migranti sono in buone condizioni ed ora saranno trasferiti in un centro di accoglienza (Continua su: http://www.fanpage.it/ennesima-tragedia-del-mare-almeno-28-migranti-morti-in-grecia/http://www.fanpage.it/).
Non si voleva arrivare a questa conclusione spietata, che però è sempre presente in tutti i naufragi: i bambini sono i primi a morire, perché più sprovveduti degli adulti da cui si aspettano aiuto e perché nessuno ha fatto loro imparare a nuotare.
Ancora un naufragio tra Turchia e Grecia.
MONDOULTIME NOTIZIE 15 SETTEBRE 2015 – Ancora bambini annegati ed in fondo al mare – 08:10 di Susanna Picone (tutti idiritti riservati all’autore ed alla testata).
Ore 10.55 – In Ungheria 9.380 migranti bloccati, 16 arresti – La polizia ungherese ha bloccato nella giornata di lunedì 9.380 migranti entrati dalla Serbia. Dopo la mezzanotte sono state arrestate 16 persone, per aver violato la nuova legge che prevede fino a tre anni di carcere per chi entra illegalmente nel Paese. Lo riferisce un portavoce. Ore 10.45 – Si aggrava il bilancio del naufragio avvenuto all’alba nelle acque tra Grecia e Turchia: secondo il sito di Hurriyet, i corpi recuperati dalla guardia costiera turca sono almeno 22, tra cui quelli di 4 bambini, mentre 211 persone sono state tratte in salvo.
Ore 9.50 – Nuova tragedia di migranti nelle acque tra Turchia e Grecia: secondo i media ellenici e turchi, almeno 13 persone, tra cui quattro bambini, sono morte nel naufragio della loro imbarcazione al largo delle coste sudoccidentali della Turchia davanti a Datca. Secondo queste fonti, sono state tratte in salvo 205 persone. (Continua su: http://www.fanpage.it/migranti-da-ue-accordo-a-meta-in-ungheria-completato-il-muro/– http://www.fanpage.it/).
Altri bambini che aumentano l’esercito degli innocenti assassinati e che gridano vendetta alla terra, al cielo, all’umanità, a Dio. Perché morire così, quando i politici non sanno decidersi o ritornano a fare i caporali sulla pelle degli altri, specie dei bambini? Basta con l’assassinio consenziente politico del rimandare le decisioni e non avere il coraggio di imporre la salvezza degli altri esseri umani!
È veramente triste osservare le faccine di tutti i bambini migranti da ogni terra e portati dai loro padri e madri e pensare quale tra questi non sarà più presente per vivere al prossimo imbarco o esodo a piedi e scomparirà nell’esercito degli innocenti che non ha nome, ma è simbolo degli adulti vigliacchi che pensano solo ai soldi e basta. Tanti sorrisi infantili si vedono anche se sgambettano vicino ai loro adulti, corrono sulle linee ferroviarie, offrono biscotti ai poliziotti, ma poi piangono se la polizia da manganellate ai loro genitori o c’è ressa soffocante che li costringe a respirare male.
Ma seguono lo stesso i loro genitori, non li abbandonano, portati sulle spalle, sulle braccia, si addormentano pure stanchi delle camminate in ogni clima, se non sopraggiunge disidratazione, fame, mare che non conoscono e quant’altro.
Ma appena possono si rimettono a giocare, a correre, a saltare, a giocare con il più strapazzato giocattolo che tengono come sacro nelle loro tasche e si formano i gruppettini che si rincorrono. Poi quando disegnano le barche o carrette che affondano, i corpi degli altri bambini che sono stati uccisi, disegnano anche teste senza corpo e madri che piangono, cimiteri… e allora i fantasmi che avevano sepolto nel loro subconscio riaffiorano nella loro violenza: allora piangono, si disperano. Se poi sono rimasti soli sono come fiori cui è stato tagliato il gambo: i loro occhi non ridono più, sono persi altrove, e le paure che subentrano li spingono o a rinchiudersi in se stessi senza compiangersi, specie se ci sono fratelli ed avviene che iniziano a farsi forza, pensare al cibo, al buco dove ripararsi, inconsapevoli ancora degli sparvieri che li possono notare e straziare nelle loro prede da vendere o da sfruttare comunque.
Ringraziamo sempre di cuore quei volontari che aiutano questi disperati e cercano di impostare loro una vita possibile vivibile, volontari che spesso non hanno le divise cariche di contrassegni, hanno abbandonato il loro lavoro e la loro casa e sono giù, silenziosi ad aiutare chi ha necessità di superare qualche ostacolo. Grazie! Siete il frumento che sta crescendo e che renderà molto per questa umanità tanto disastrata ed egoista, rendendola forse un po’ migliore, anche se i bambini morti assassinati aumentano di giorno in giorno!
Altro che miglioramento dei bambini sotto i cinque anni: orrende bufale. La realtà cerchiamola in fondo ad ogni mare e lungo le vie di esodo.