È sempre stato così, non cambiano le circostanze e in particolare non cambiano quegli esseri umani che hanno il coltello dalla parte del manico, coltello che usano contro i loro stessi fratelli come se nulla fosse e come se gli esseri che opprimono in vario modo fossero mostri da cancellare dalla faccia della terra. Possibile che nei secoli non si arrivi ad una conclusione più ottimale senza usare sempre il cervello rettiliano, ma impiegando anche quello umano che tutti possediamo ma che molti usano purtroppo solo quando fa loro comodo? Parliamo di istituzioni, politici, sovversivi, criminali, ogni condimento è quello giusto. La mattanza degli umani non ha né limiti, né confini; le giustificazioni sono le più sconce e le più elaborate in senso negativo: politici che promettono, alla TV sembrano toccati dalla scienza universale e poi si rivelano opportunisti, falsi, pieni di sorrisi da lupo dietro la pelle di agnello nero come i loro sentimenti. Le uccisioni o le morti per abbandono, annegamento, disidratazione, mancanza di acqua o di cibo non contano nulla. Certuni fanno finta di fare qualcosa per mostrare al pubblico che fanno, poi tutto ritorna nel silenzio urlato dalle vittime, ma quelli hanno le orecchie tappate, pronti solo alle celebrazioni le più strane ed inutili e “tutto va ben madama la marchesa”.
Le persone che gridano le loro ingiustizie sono zittite o le spiegazioni sono piene di codicilli, commi eccetera, per togliersi di torno quei piagnistei o silenzi assordanti di richieste di aiuto: un sorriso che suscita solo pensieri non descrivibili, e avanti… l’importante sono i soldi che entrano nelle loro tasche, e i media li rincorrono per sapere gli ultimi pettegolezzi.
Intanto quelli che chiamano e- migranti, e che hanno storie raccapriccianti alle loro spalle, sono spesso inebetiti, continuano a cercare di fuggire, nonostante i muri e il filo spinato chilometrico che si continua a costruire dove c’è gente disperata che vuole vivere e che percorre chilometri e chilometri a piedi, chiusa in mezzi da trasporto non per umani, o in vani dei treni e che inevitabilmente vengono respinti quando incappano nelle forze, legalizzate e non, dei singoli ministeri e stati. Ma perché tutti vogliono andare qui in Europa, in Svezia, e non nella tanto accogliente Italia? Forse che le comunità che si danno da fare per gestirli non guadagnano a sufficienza, a parte quelle veramente umane e gestite da volontari non interessati ai 30 euro e cibo da fornire a queste famiglie frastornate dal continuo camminare, correre, nascondersi per vivere e non finire lungo le vie di fuga.
Senza contare i cimiteri di annientamento come il Mediterraneo che forse non è solo mare, ma anche sabbia, e mille altri luoghi di passaggio e che passano inosservati perché subito ricoperti da ciarpame o altro, tanto quanto vale la vita di quei nostri fratelli che sono diventati merce da vendere a più riprese e non esseri da aiutare anche nello stato in cui si trovano, specie i bambini; ma non trascuriamo nessun altro fratello che non riesce ad arrivare dove vuole. Una vocina mi suggerisce dentro che contro la violenza usata per schiavizzarli in ogni modo e per respingerli, anche loro se difendono i loro diritti, sono nel giusto, specie se difendono i loro bambini: ringrazio a nome loro e soprattutto mio quell’emiro che ha donato i suoi averi a questi nuovi poveri e quella nonnina novantenne (guarda caso italiana) che ha lasciato loro la sua casa. Grazie a nome di tutti, ma so che ci sono altre persone generose che ci fanno vergognare della nostra avidità e stoltezza per un tozzo di pane e dei diritti sacrosanti.
E i muri diventano sempre più alti ed i migranti grandi e piccoli, maschi e femmine, diventano arrampicatori spericolati. Ma anche l’ONU inizia finalmente ad alzare la voce contro quelle nazioni che trattano male i migranti, e sono in molte.
Quel muro che non s’ha da fare (AgoraVox Italia): (www.intopic.it/notizia/8684475/?r=WAGJBxroaZBEQ&utm_source=alert&utm_medium=email&utm_campaign=alpha).
L’Onu lancia l’allarme sui profughi in Grecia:
(www.intopic.it/notizia/8682012/?r=WAGJBxroaZBEQ&utm_source=alert&utm_medium=email&utm_campaign=alpha).
E la situazione non migliorerà di certo: le nazioni, Italia compresa, non hanno ancora cercato un minimo di aiuto in Libia per organizzare questa avanzata informe, purtroppo collusa con la criminalità organizzata che ha trovato nella tratta dei migranti una fonte di guadagno nuova e promettente: tanto i sacrifici dei migranti e dei bambini non contano nulla; l’importante è il soldo da spartire e le canaglie più dure sono le prime a correre al guadagno sulla pelle degli altri disperati (magari anche sotto mentite spoglie ufficiali: sembrerebbe che in queste terre di accoglienza cosiddetta è facile il trasformismo).
1) Srebrenica, 20 anni fa il massacro. Premier serbo preso a sassate durante le celebrazioni
La Bosnia commemora il ventesimo anniversario del massacro di Srebrenica, dove più di ottomila uomini musulmani furono barbaramente uccisi dalle forze serbo bosniache guidate dal generale Mladic. (MONDOULTIME NOTIZIEVIDEO 11 LUGLIO 2015 11: 37 di Susanna Picone – Tutti i diritti riservati all’autore ed alla testata – http: //www.fanpage.it/).
UPDATE – Il primo ministro serbo Vucic ha abbandonato le celebrazioni del genocidio a Srebrenica dopo essere stato colpito con una pietra lanciata dalla folla inferocita che lo contestava. Lo riferiscono i media serbi, specificando che il premier è rimasto leggermente ferito e ha subito lasciato la cerimonia per tornare a Belgrado. Secondo un membro della delegazione serba, la folla, che è riuscita ad abbattere le barriere di protezione, gridava: “Cetnici, tornate a casa” e “Dio è grande”. Sono passati 20 anni dal massacro di Srebrenica, in Bosnia. Era l’11 luglio del 1995 quando ha avuto luogo quello che è passato alla storia come il più feroce massacro in Europa dai tempi del nazismo. Più di ottomila bosniaci musulmani vennero barbaramente uccisi dalle forze serbo bosniache guidate dal generale Mladic. Ancora oggi molti corpi non sono stati ritrovati. A Srebrenica fu commesso “un crimine atroce”, queste le parole del premier serbo Aleksandar Vucic in una lettera aperta diffusa poco prima della sua partenza per la Bosnia, dove partecipa al 20esimo anniversario del massacro. Decine di migliaia di persone stanno confluendo al memoriale e cimitero di Potocari per partecipare alla commemorazione delle vittime – 8.372 la cifra ufficiale non definitiva – del genocidio di Srebrenica. Durante la cerimonia è in programma la tumulazione delle spoglie di 136 vittime identificate col test del Dna negli ultimi 12 mesi. Alla commemorazione sono attese 50 mila persone – per l’Italia la Presidente della Camera Laura Boldrini –, tra cui l’ex presidente Usa Bill Clinton, i presidenti di Slovenia, Croazia, Montenegro, i primi ministri di Turchia, Albania e Serbia, la regina Noor di Giordania, e numerosi ministri degli esteri.
“Di quello che era successo a Srebrenica in quei terribili giorni di luglio si seppe pochissimo per molto tempo. E quando ricevemmo la notizia, rimanemmo tutti sgomenti”. “A poche centinaia di chilometri dalle nostre case, parole come pulizia etnica e genocidio che speravamo rimanessero solo nei ricordi drammatici dei nostri nonni – ha scritto Renzi – erano di nuovo atrocemente realtà in Bosnia, qui in Europa. L’11 luglio del 1995, più di 8000 musulmani, compresi anziani donne e bambini, furono trucidati dalle milizie serbe e gettati in fosse comuni, sotto gli occhi indifferenti dell’Europa e del mondo”. (Continua su: //www.fanpage.it/srebrenica-20-anni-fa-il-massacro-mattarella-sconfitta-per-l-umanita/ –
2) Massacro Srebrenica: 409 morti trovano sepoltura dopo 18 anni pubblicato il 11 luglio 2013.
Quattrocentonove morti rimasti senza nome, tra loro un neonato, trovano pace dopo 18 anni. La ferita brucia ancora tra la gente di Srebrenica, teatro del peggior genocidio in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale: circa ottomila persone uccise dalle forze serbo bosniache durante il conflitto nella ex Jugoslavia, l’11 luglio del 1995. Nel giorno della sentenza del Tribunale penale internazionale su Radovan Karadzic, considerato la mente del massacro, questi morti vengono sepolti in un funerale di massa: i loro resti erano sparsi in 300 fosse comuni. Nelle voci delle madri c’è la disperazione di chi ha perso un figlio e non solo.”Ho trovato due ossa di mio figlio 18 anni dopo, in due fosse comuni a 25 chilometri di distanza: ho deciso di seppellirle, anche se non avevo partorito un figlio senza testa, gambe e braccia. Non ho alternative e non posso aspettare di trovare altri resti. Devo avere una tomba che certifichi che mio figlio Nermin è vissuto, che è nato ed è stato ucciso a Srebrenica”. “Mio marito, mio figlio, i miei due fratelli sono stati uccisi, ma anche molti cugini; ci vorrebbe un quaderno per scrivere i nomi di tutti”. “Io avevo tre figli e non ne ho più nessuno. Non ho parole per dire cosa provo, mi restano solo mia nuora e un nipotino.” Mentre la giustizia terrena segue il suo corso, queste madri si affidano a quella divina. “I serbi dicono che non è stato un genocidio. Possono chiamarlo come vogliono: spero solo che Dio sia giudice”. Le 5.657 vittime identificate sono sepolte nel memoriale di Potocari, dove sono state scavate nuove tombe. Molti corpi devono essere ancora ritrovati.
Nel 1995, le forze serbo-bosniache, guidate dal boia Ratko Mladic, recentemente arrestato, presero d’assalto la zona protetta dalle Nazioni Unite di Srebrenica ed uccisero sistematicamente migliaia di uomini e ragazzi musulmani bosniaci (ufficialmente sono 8372, anche se alcune fonti parlano di oltre 10 000 vittime), durante la guerra che si consumò dal 1992 al 1995. (Continua su: http: //www.fanpage.it/il-massacro-di-srebrenica-16-anni-dopo-video/http: //www.fanpage.it/).
Una vergogna che si aggiunge alle pulizie etniche che crescono a dismisura in tutto il mondo. Il sottoscritto ha ascoltato con la proprie orecchie vicino a Mostar e da persone molto chiacchierate per la loro “missione”, «Menomale che abbiamo mandato via tutti i mussulmani ed ora qui siamo ora solo noi». Carità cristiana operante e promettente, ma che Qualcuno ha già scritto nel suo libro d’appunti. Si spera in molte nonnine, forse non cattoliche, ma per il cui nome quel Qualcuno ha già fatto un appunto speciale, perché chi aiuta gli altri aiuta Lui. L’uomo rettile sta prendendo sempre più piede anche se l’uomo ci manda fotografie di altri mondi vicini anni luce a noi, grande conquista che non fa da pendant al trattamento riservato ai migranti e alle vittime di pulizie etniche sempre in atto e di cui si viene a sapere anni dopo che sono partite (vedi Messico, Indonesia, ecc.).
3) Gli scafisti le gettano l’insulina: bambina siriana diabetica muore in mare (http: //www.fanpage.it/).
La drammatica storia è stata raccontata al sostituto commissario Carlo Parini dal padre della bambina. La piccola stava affrontando un viaggio su un barcone carico di migranti. CRONACA ITALIA ULTIME NOTIZIE 17 LUGLIO 2015 19: 20 di Davide Falcioni (tutti i diritti riservati all’autore ed alla testata).
Una bambina siriana di 10 anni malata di diabete sarebbe morta mentre tentava di raggiungere l’Italia a bordo di un barcone carico di migranti. Uno scafista, pochi minuti prima della partenza, avrebbe gettato in mare lo zainetto contenente – tra le altre cose – l’insulina necessaria per sopravvivere. Non solo: il corpo della bimba sarebbe stato abbandonato in mare dal padre, probabilmente sempre su ordine degli scafisti.
La drammatica storia è emersa oggi dopo che il padre, 48 anni, ha raccontato tutto in lacrime al sostituto commissario Carlo Parini, che coordina il Gruppo interforze di contrasto all’immigrazione presso la Procura di Siracusa. L’uomo ha raccontato che la bambina si trovava a bordo del barcone insieme ai genitori e ad alcune sorelle. Il padre ha tentato di opporsi ai trafficanti egiziani quando si sono impadroniti dello zainetto della figlia, ma è stato del tutto inutile. La bimba durante il viaggio è entrata in coma ed è deceduta sul barcone dove vi erano altri 320 migranti. Il padre ha chiamato telefonicamente l’Imam per un estremo saluto, poi ha dovuto abbandonarla in mare. Stando a quanto rivelano alcuni quotidiani siciliano la piccola, insieme ai suoi familiari, aveva dovuto pagare 3mila dollari nella convinzione non di imbarcarsi su un barcone, bensì su una nave dotata di minimi comfort. La realtà però è stata molto diversa, così come l’epilogo è stato il più tragico che si potesse immaginare. La bambina è morta tra le braccia della madre e sotto lo sguardo atterrito delle sorelle e del padre. I tre scafisti sono stati arrestati dalla polizia quando l’imbarcazione è approdata nel litorale siracusano. Ulteriori dettagli sulla drammatica vicenda verranno diramati nelle prossime ore: per il momento quella che è appare chiara è la disumanità dei trafficanti di esseri umani. (Continua su: http: //www.fanpage.it/gli-scafisti-le-gettano-l-insulina-bambina-siriana-diabetica-muore-in-mare/http: //www.fanpage.it/).
Cosa ci si poteva aspettare da criminali se non comportamenti da criminali? La notizia è già scomparsa dai giornali, la bimba è già in via di disgregazione, suo papà la piangerà per sempre, ma non importa molto.
Intanto continuano ad esplodere i/le kamikaze e il numero dei morti ufficiali e non va ad aumentare l’esercito del nulla, ci si dimenticava dei mari morti annegati degli ultimi mesi per ribaltamento dei barconi, altri squadroni di annientamento forse anche programmato con la messa in mare di barconi o bragozzi inefficienti e insicuri.
Queste notizie ormai sono date per scontate, mentre l’attenzione del popolo è polarizzata dai vari meteo e dai vari giochi internazionali più importanti e dalla preparazione di cibi da imitare, ma non dalla data del ricordo delle due atomiche sganciate (little boy) su Hiroshima e Nagasachi. ( Little Boy – Wikipedia Little Boy – in italiano “ragazzino” – fu il nome in codice della bomba Mk.1, la seconda bomba atomica costruita nell’ambito del Progetto Manhattan. Si doveva proprio chiamarla “ragazzino” quel terribile strumento di morte che aveva lasciato sconvolti anche gli scienziati che l’avevano messa a punto, tra cui Majorana, che scomparve da quelle ricerche della nuova fisica subatomica? Già! Una moda televisiva è come si prepara un cibo particolare che attrae chi lo presenta e che scompare in un altro cibo, che gli e-migranti non hanno perché muoiono di fame o di sete.
4) Migranti, nuovo sbarco a Palermo: (da inTopic, tutti i diritti riservati all’autore ed alla testata) arrivati 785 profughi soccorsi al largo della Libia, 25/07/2015, Immigrati – Notizie 24 Iuglio 2015. Circa una quarantina di morti. Decine di migranti morti in un naufragio davanti alla Libia. L’agenzia dell’Onu che si occupa di rifugiati ha raccolto le testimonianze di alcuni degli 80 sopravvissuti, salvati da un mercantile prima di essere affidati a una nave militare tedesca che li ha accompagnati ad Augusta, in Sicilia. Hanno raccontato di essere partiti da Tripoli in circa trecento, su tre gommoni diversi. Uno ha cominciato a sgonfiarsi poco dopo aver lasciato la costa e circa 40 persone sono annegate. Tra di loro, anche donne e bambini, secondo Save the Children.
Avanti a spopolare con la nuova epidemia dell’annegamento, delle decapitazioni, del far saltare in aria altri umani con bombe o con altro che più fa effetto. Coraggio! Il peggio deve ancora arrivare e magari è già alle porte.
Iraq: 10/08/2015 kamikaze al mercato, oltre 40 morti – Asia – ANSA.it (diritti riservati alla testata) 11 ore fa. Oltre 40 persone sono state uccise e decine sono state ferite in due attentati suicida avvenuti in un mercato nella provincia irachena di Diyala (…) – www.ansa.it/…/iraq-kamikaze-al-mercatooltre-40-morti_5306510e-3a7a-4d76-9292-la bomba – freenewspos. Altre 2 persone sono state uccise e 6 ferite quando una bomba è esplosa… Sua moglie ancora oggi gli (ansa.it – 2015-08-08 19: 11: 52)… sono morte e 13 sono rimaste ferite in due attentati avvenuti a Baghdad,… Sono 40 i morti tra reclute della polizia e civili nell’attentato di… Feriti una decina di boyscout.
www.freenewspos.com/it/notizie/la%20bomba/2 – Simili
Non dimentichiamoci che le notizie spesso parlano di donne, bambini, anziani, ecc. Insomma muoiono un po’ tutti, ma i più esposti sono i bambini, che accrescono l’esercito degli invisibili, di cui però Qualcuno tiene conto sul suo diario indelebile prima del “redde rationes”.
5) notizie.italia24live.it/search.html?q=immigrati&page=0
Immigrati chiusi nei vagoni: accuse all’Ungheria di Orban (…) Ungheria shock: dopo il muro, migranti in vagoni chiusi (…) Pubblicato 20 Iuglio 2015 di fanpage.ii
E non dimentichiamoci delle non recenti stragi che non si nominano perché sono troppe ed irrisolte.
Gentiloni: Spezzeremo le reni all’ISIS! Ma gli scafisti, impunemente, assaltano una motovedetta della Finanza.
La strage di migliaia di profughi civili palestinesi di Sabra e Chatila.
Il massacro di Sabra e Shatila[1] (in in arabo: مذبحة صبرا وشاتيلا, madhbaḥa Ṣabrā wa-Shātīlā) fu l’eccidio, compiuto dalle Falangi libanesi e l’Esercito del Libano del Sud, con la complicità dell’esercito israeliano, di un numero di civili compreso fra 762 e 3.500, prevalentemente palestinesi e sciiti libanesi. La strage avvenne fra le 6 del mattino del 16 e le 8 del mattino del 18 settembre 1982 nel quartiere di Sabra e nel campo profughi di Shatila, entrambi posti alla periferia ovest di Beirut.
6) Italia Unica Articoli Home Programma Informazione e diritti I bambini “invisibili”: immigrati non accompagnati che scompaiono nel nulla 24 Aprile 2015 ARTICOLI (tutti i diritti riservati all’autore ed alla testata ) I bambini “invisibili”: immigrati non accompagnati che scompaiono nel nulla di Pietro Ferrara
Secondo un documento diffuso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dall’ inizio del 2014 i minori non accompagnati arrivati in Italia dal nord Africa sono stati oltre 12.000: di questi, più di 3.000 – un quarto del totale – non si trovano più; la loro scomparsa è legata probabilmente a giri di sfruttamento sessuale e lavoro minorile.
In Italia l’accoglienza per i minori non accompagnati funziona così: una volta entrati sul territorio italiano, nel caso in cui non siano accompagnati da un familiare, i minori passano automaticamente sotto la custodia dello stato. Normalmente vengono mandati nei centri di prima accoglienza e poi vengono inseriti in vari programmi di educazione e integrazione per poi essere collocati presso famiglie italiane. Nella realtà, tra impicci burocratici e malfunzionamenti delle strutture, le cose vanno in modo diverso. Il primo problema riguarda l’inadeguatezza delle strutture di accoglienza nell’ assorbire il flusso degli immigrati che arrivano in Italia, così che i bambini vengono lasciati in rifugi di emergenza sovraffollati e decadenti anche per mesi, con poca protezione. Nella città siciliana di Augusta, che è stata il punto di approdo per più di 4.000 dei 12.164 bambini immigrati che sono arrivati in Italia dall’inizio del 2014, le autorità locali affermano di poter dare protezione ad un tale numero di bambini. Il risultato è che gli stessi minori rimangono per mesi nei centri di prima accoglienza, senza essere nemmeno inseriti nei programmi di educazione e integrazione previsti dalla legge. Oppure scappano o vengono rapiti: spesso, mentre dormono alla stazione dei treni, vengono intercettati da reti di trafficanti che promettono loro un rifugio e un lavoro, ma poi vengono rinchiusi in alloggi di fortuna e se le loro famiglie non pagano per la loro liberazione, vengono costretti a lavorare vendendo droga, prostituendosi o lavorando nei campi. Molti immigrati si rifiutano di essere identificati dalle autorità al loro arrivo nel Paese, perché la Convenzione di Dublino non permette loro di chiedere asilo in altri Paesi una volta che si sono registrati in Italia. In realtà la riforma ha previsto deroghe per i “minori non accompagnati” che fanno domanda di ricongiungimento familiare: l’identificazione di un minore nel territorio italiano non preclude la possibilità che possa raggiungere i familiari che lo attendono in altri Paesi europei. Parrebbe la soluzione al fenomeno delle “scomparse”, ma il problema è che le procedure sono molto complicate. Ci sono attese esagerate per il test del DNA e per tutti gli altri accertamenti che servono a verificare l’esistenza della relazione familiare. In definitiva, i tempi sono così lunghi che si preferisce ancora usare la via illegale, che è molto più rapida. Secondo il Guardian molti di questi minori arrivano fino a Roma, dove nella maggior parte dei casi vengono sfruttati dalle reti criminali che li hanno “presi in custodia” o vengono costretti a fare diversi tipi di lavori per ripagare il viaggio verso l’Italia.I bambini che giungono in Italia provengono soprattutto da Egitto, Eritrea e Somalia, con cifre che vanno impennandosi. Nel 2002, ha calcolato la questura di Agrigento, erano sbarcati sulle coste siciliane 246 minorenni; nel 2007 sono diventati 1.821. Secondo gli esperti di Save the children, che per conto del ministero dell’Interno svolgono un’attività di monitoraggio sulle comunità alloggio, dal maggio 2008 al febbraio 2009 sono stati 1.860 i minori stranieri non accompagnati accolti nelle comunità siciliane. Maschi, nel 91, 3% dei casi. Il 60% di loro, 1.119 in tutto, si sono allontanati dalle strutture che li ospitavano. Per i minori migranti dall’ Egitto venire in Italia è un investimento. La famiglia contrae debiti per far arrivare il ragazzo e a lui, una volta sbarcato, tocca trovare al più presto un lavoro per saldare il debito. Capita spesso che questi adolescenti dicano che devono raggiungere uno zio, qui in Italia. Tra i minori, va aumentando il numero delle ragazze. Alcune comunità alloggio segnalano che, a qualche giorno dall’ arrivo, già vestono “all’ occidentale”, con abiti diversi da quelli che erano stati loro consegnati al momento dello sbarco e quasi subito ottengono, non si sa come, un telefonino completo di ricariche. Poi scompaiono.
Questi minori hanno diritto ad una protezione rafforzata sia in base alla legge nazionale che a quella internazionale. Lo Stato italiano nei loro confronti ha una grande responsabilità. Su input della Conferenza Stato-Regioni, il Ministero dell’interno ha predisposto ad agosto 2014 il decreto 119, poi convertito in Legge e pubblicato il 21 ottobre nella Gazzetta ufficiale. Il provvedimento dispone il rifinanziamento delle misure di accoglienza, istituisce un apposito fondo nello stato di previsione della spesa del Ministero dell’ Interno per far fronte ai maggiori oneri connessi al flusso migratorio e, tra le altre cose, interviene in favore di alcuni comuni che in via straordinaria sono chiamati a sostenere maggiori spese per fronteggiare l’emergenza. Ma la vera novità riguarda la gestione del sistema, che finora è stata affidata ai comuni sull’orlo del collasso finanziario e che dal 2015 è delegata alle Prefetture. Così come i costi, finora sostenuti dai comuni, dal primo gennaio 2015 sono coperti dal ministero dell’ Interno, che pagherà 45 euro per minore non accompagnato ospitato.
Il modo per evitare le “scomparse” c’è. Si tratta di accudire questi minorenni stranieri con la cura che la loro condizione esige e, soprattutto, di agire immediatamente. Per esempio prevedendo fin dal momento dell’ingresso nel centro di accoglienza un colloquio con un operatore specializzato che ricostruisca il “progetto di viaggio”, perché un progetto c’è sempre. Il minore spesso ha degli indirizzi, dei numeri di telefono, può indicare da subito qual è la sua meta finale. In questo modo sarebbe possibile allontanarlo dal circuito dei trafficanti e farlo entrare in un percorso legale e vigilato.
Andrebbe inoltre istituito un sistema di accoglienza al fine di facilitare l’inserimento degli immigrati, favorendo una coesione in primis tra essi: spesso sono persone sole, abbandonate al loro destino, ciascuno con una propria meta; il tentativo di stabilire tra di loro dei rapporti di coesione, di condivisione, ci impedirebbe di perderli nel nulla. Un’altra possibile soluzione potrebbe essere rappresentata dalla creazione di un archivio fotografico con le foto di ciascun immigrato, al fine di rendere più facile il riconoscimento, e quindi il relativo ritrovamento, di ciascun “bambino scomparso”.
Sono donne rifugiate, giunte da Paesi asiatici e africani come Somalia e Pakistan e giunte a Bangkok, capitale della Thailandia. Hanno affrontato la guerra, lo stupro e l’oppressione sistematica. Fuggono per necessità, costrette a pagare i contrabbandieri, a volte sono abbandonate e derubate. Sono le donne aiutate dal Jesuit Refugee Service (Jrs) di Bangkok, che ha avviato uno specifico progetto di assistenza psicologica e materiale alle donne rifugiate. Come riferisce l’agenzia Fides, il progetto offre supporto e consulenza a donne somale e pakistane e a ragazze non accompagnate.
Le donne rifugiate sono quasi tutte vittime di violenze sessuali. “Queste donne sono estremamente vulnerabili. Le aiutiamo a sentirsi meno sole”, dice Jennifer Martin, consulente psico-sociale del Jrs. “Dopo esperienze terribili, le donne possono condividere i loro sentimenti e sviluppare un senso di solidarietà e condivisione. Lo shock di essere in una cultura diversa può essere travolgente e creare tensioni, in particolare per le donne anziane. Le donne e le ragazze devono affrontare sfide importanti come guadagnarsi da vivere. Inoltre sono in un luogo in cui vengono considerate fuori legge”, dice Martin nella nota inviata a Fides.
Socializzazione e relazione umana restituiscono alle donne dignità e fiducia. Il Jrs mira a costruire la coesione del gruppo, come un fattore protettivo a lungo termine per le donne, che condividono le loro esperienze di essere state vittime della tratta. Di fronte a problemi giuridici irrisolti per i rifugiati, nota il Jrs, è difficile aiutare queste ragazze ad adeguarsi al nuovo ambiente. Ma la socializzazione e la relazione umana restituiscono loro dignità e fiducia. (P.A.)
8) Migranti seviziati e picchiati. Arrestati 5 presunti scafisti. Gli uomini sono accusati anche di omicidio per la morte accertata di 20 persone e presunta per 200
Dopo aver raccolto numerose testimonianze di migranti sopravvissuti al naufragio davanti alle coste libiche e arrivati ieri nel porto di Palermo a bordo di una nave militare irlandese, cinque presunti scafisti che viaggiavano sulla stessa nave sono stati arrestati: tre libici e due algerini. Nel peschereccio erano stipati oltre 500 migranti finiti in mare. Agli scafisti oltre al reato di immigrazione clandestina, la procura di Palermo ha contestato anche quello omicidio. Migranti marchiati con i coltelli, picchiati con cinture. Agli scafisti vengono contestate anche queste forme di violenza, che variavano a seconda delle vittime. Secondo alcune testimonianze raccolte dalla polizia, i criminali avrebbero rivestito ciascuno un ruolo ben preciso: uno comandava l’imbarcazione con l’ausilio di altri due, gli altri si occupavano di controllare i migranti, impedendo loro, con la violenza, di muoversi. L’accusa è arrivata per la morte accertata di 26 migranti e per quella presunta di circa 200 persone che mancano ora all’appello. Dopo circa tre ore di viaggio, hanno raccontato i sopravvissuti, è iniziata a entrare acqua nella stiva dove erano i clandestini, che secondo i trafficanti dovevano rimanere nella stiva anche tre giorni, visto che avevano pagato la metà del prezzo per la traversata. Non appena l’ambiente si è allagato, uomini, donne e bambini hanno cercato una via di fuga, ma gli scafisti avrebbero chiuso la via d’uscita, facendoli morire. Altri migranti hanno riferito che gli uomini ora arrestati avrebbero marcato con coltelli la testa di coloro che non obbedivano agli ordini, specie quelli di etnia africana. Gli arabi, invece, sarebbero stati picchiati con cinture e gli uomini sposati con calci e pugni.
Dall’emergenza degli sbarchi ai costi per lo Stato, passando per le case popolari e il reddito minimo garantito: tutte le bufale sulla “dittatura” degli extracomunitari nel nostro Paese. POLITICA ULTIME NOTIZIE 18 FEBBRAIO 2014,16:25 di Adriano Biondi.
La decisione dei cittadini svizzeri di sottoscrivere un referendum che impegna il Governo a rivedere le norme in materia di immigrazione ha finito inevitabilmente per il riaprire il dibattito anche in Italia. Tra emergenze vere e presunte, tra contraddizioni e vere e proprie sciocchezze, tra dati e impressioni, in effetti quello sull’immigrazione è un discorso complesso, affrontato spesso in maniera molto confusa e superficiale, ma soprattutto strumentalizzato dalla quasi totalità delle forze politiche. Che, sostanzialmente, avallano messaggi contraddittori, notizie prive di fondamento e vere e proprie bufale. Vediamone alcune, senza alcuna pretesa di esaustività, dal momento che sul tema le parole al vento sono praticamente infinite. L’invasione dei clandestini – La percezione con la quale si assiste allo sbarco dei clandestini a Lampedusa e non solo è spesso, anzi sempre, influenzata dalle contingenze politiche ed economiche. Negli ultimi mesi la rappresentazione è stata quella dell’assedio (con una parentesi dopo la tragedia di Lampedusa, che ha “convinto” a mettere da parte un certo tipo di propaganda, per ragioni di decenza), anche se completamente smentita dai numeri. I dati sono quelli che il Governo pubblica nel rapporto di Ferragosto e testimoniano come i flussi migratori sostanzialmente seguano dinamiche proprie e, soprattutto, come non vi sia alcuna emergenza (per citare Alfano nel 2012, “flussi assolutamente gestibili”). Infatti, ecco il numero di migranti nei diversi intervalli di tempo: 2008 – 2009 = 29.076, 2009 – 2010 = 3.499, 2010 – 2011 = 48.032, 2011 – 2012 = 17.365, 2012 – 2013 = 24.277.
L’esercito dei clandestini, la maggioranza degli irregolari – Le cifre di cui sopra andrebbero poi confrontate con il “complesso” dei dati sull’immigrazione in Italia, fosse solo per avere un’idea della fallacia logica dell’associazione fra “invasione” e “immigrazione”. Gli stranieri regolarmente residenti nel Belpaese sono infatti 3.863.264, i permessi di lavoro rilasciati sono stati 107.537 per lavoro autonomo e 752.715 per lavoro subordinato, mentre i ricongiungimenti sono stati 478.508.
L’esercito dei rifugiati – Anche in questo caso è smentita dai dati la pretesa “proporzione biblica” del numero di migranti che ottiene dallo Stato italiano protezione o qualche forma di agevolazione in quanto proveniente da zone di guerra (o particolarmente complesse dal punto di vista della stabilità politica). Stando ai dati diffusi dal Viminale nell’ultimo anno lo status di rifugiato politico è stato ottenuto da 1601 migranti, poco più di un decimo di coloro che ne avevano fatto richiesta (mentre sono 2.765 coloro che hanno ricevuto una protezione sussidiaria di 3 anni, 2.812 le protezioni umanitarie di un anno e 3.890 le domande non accolte).
Le case popolari vanno solo agli immigrati – Questo è evidentemente un problema di natura complessa, che fa sempre grande presa sull’opinione pubblica. I dati sono molto disomogenei per città, provincia e Regione (si va da un 40% circa di case popolari assegnate a migranti in alcune zone della Lombardia al 10% della provincia di Bologna) ed il discrimine andrebbe sostanzialmente rapportato alle domande: “A vedersi assegnare un alloggio, sono più spesso gli italiani rispetto agli stranieri, con il rapporto di 1 a 5 per le famiglie italiane e 1 a 10 fra gli stranieri che ne fanno richiesta”. Ovviamente scontata è la constatazione sull’impossibilità di assegnare case popolari agli irregolari, così come anche superflua dovrebbe essere la constatazione del fatto che la presenza in graduatoria di una più alta percentuale di stranieri ha anche una radice nella condizione reddituale degli stessi che mediamente è ancora più bassa rispetto a quella degli italiani.
L’Europa non ci aiuta – Fatte salve le valutazioni di ordine politico e la riflessione di ordine complessivo (che pure per certi versi è discutibile) sulla necessità di una risposta europea ai fenomeni di immigrazione, risulta non fondata l’obiezione relativa ad un completo disimpegno delle istituzioni europee dal punto di vista economico finanziario. Come spiega il ministero dell’Interno, infatti, è in piena attuazione il “Programma Generale Solidarietà e gestione dei flussi migratori”, che si sostanzia di 4 fondi:
-Fondo Europeo per i Rifugiati: riguarda le politiche e i sistemi dell’asilo degli Stati membri e promuove le migliori prassi in tale ambito. In linea con l’obiettivo del Programma dell’Aja di costituire un sistema di Asilo unico europeo, il fondo mira a finanziare progetti di capacity building creando situazioni di accoglienza durevoli per i beneficiari.
-Fondo Europeo per i Rimpatri: destinato a migliorare la gestione dei rimpatri in tutte le sue dimensioni sulla base del principio della gestione integrata dei rimpatri nonchè a sostenere le azioni volte ad agevolare il rimpatrio forzato.
-Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di Paesi Terzi: finalizzato a co-finanziare azioni concrete a sostegno del processo di integrazione di cittadini di Paesi terzi, a sviluppare, attuare, sorvegliare e valutare tutte le strategie e le politiche in materia di integrazione dei cittadini di Pesi terzi, nonché a favorire lo scambio di informazioni e di migliori pratiche e a sostenere la cooperazione interna ed esterna allo Stato.
-Fondo Europeo per le Frontiere Esterne: finalizzato ad assicurare controlli alle frontiere esterne uniformi e di alta qualità favorendo un traffico transfrontaliero flessibile anche mediante il co-finanziamento o di azioni mirate, o di iniziative nazionali per la cooperazione tra Stati membri nel campo della politica dei visti, o di altre attività pre-frontiera.
Gli extracomunitari rubano il lavoro agli italiani – La risposta a questa specie di quesito non può che partire da una considerazione di carattere, per così dire, ideologico. Tutte le economie occidentali presentano una alta percentuale di lavoratori “non autoctoni” e, come ricorda Zatterin su La Stampa, “le cifre della Commissione Ue rivelano che il flusso migratorio non danneggia i sistemi sani, anzi. Nell’Unione europea, fra il 2004 e il 2009, si stima che il Pil delle quindici principali economiche continentali abbia beneficiato di un punto percentuale come risultato della migrazione”. C’è poi un’altra considerazione da fare e che è relativa alla questione “gli stranieri fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare” (una semplificazione davvero eccessiva) ed è quella relativa alla questione delle retribuzioni. Il salario medio di un lavoratore italiano è di 1304 euro, quello di un lavoratore straniero di 968 euro: evidentemente, dunque, c’è un discorso relativo alla specializzazione del lavoratore ed alla tipologia di lavoro, ma c’è anche una certa “tendenza” dei datori di lavoro ad approfittarsene.
Gli extracomunitari devono venire in Italia solo se hanno la sicurezza di un lavoro – A tale obiezione ha risposto in modo perfetto Sergio Briguglio su LaVoce.info, “suggerendo” alcune riforme possibili: “Si tratta di tradurre in norme quello che tutti sanno: i rapporti di lavoro a bassa qualificazione non si costituiscono “a distanza”, ma richiedono un incontro diretto, sul posto, tra domanda e offerta. Significa consentire l’ingresso per ricerca di lavoro, che è già possibile, senza alcun limite e senza conseguenze negative per la nostra società, per i lavoratori comunitari. Per i lavoratori di paesi terzi si potrebbero introdurre limiti numerici e, per far fronte a possibili fallimenti delle avventure migratorie individuali, opportuni correttivi in sede di rilascio del visto di ingresso: la registrazione delle impronte digitali e di una copia del passaporto, per una identificazione immediata dello straniero; e il deposito vincolato (da parte dell’interessato o di un garante) di un ammontare di risorse sufficienti al sostentamento del lavoratore per il periodo di ricerca di lavoro e per l’eventuale viaggio di ritorno”.
Bisogna aiutarli nei loro paesi di origine. In questo caso, più che di una scusante tutta politica che sottende ad un ragionamento inficiato da una buona dose di paternalismo, vi è una considerazione di ordine essenzialmente pratico. Se l’obiettivo finale deve essere quello del miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni che vivono in zone particolarmente disagiate, allora non può sfuggire che, come rileva la Banca Mondiale, “le rimesse inviate dai migranti nei paesi in via di sviluppo hanno raggiunto i 283 miliardi di dollari, una somma superiore a quella disponibile tramite l’aiuto pubblico allo sviluppo o gli investimenti esteri diretti”. Anche per questi motivi, tra i programmi maggiormente incidenti, vi sono quelli di co – sviluppo, ossia gli investimenti di residenti in Italia (e comunità d’accoglienza) nei loro paesi di origine (come il MIDA, Migration for Development in Africa, lanciato da Oim e Fao più di dieci anni fa). Il tutto senza considerare nemmeno il fatto che ogni “aiuto nei paesi di origine” non può prescindere da considerazioni specifiche sulle condizioni geopolitiche di alcune aree, strette tra tumulti, guerre e, soprattutto, dirimenti interessi stranieri (sui danni del neo-colonialismo e sulle convenienze “occidentali” poi la discussione si fa necessariamente lunga e molto complessa) (Continua su: http: //www.fanpage.it/tutte-le-bufale-sugli-immigrati-in-italia/http: //www.fanpage.it/).
Con questo finale si vogliono chiarire molti pettegolezzi amplificati in ogni senso. Si spera in una continuazione non più di pettegolezzi, ma di realtà umanitarie vere che tutelino tutti, in primis chi ha bisogno, poi chi ha già la pancia piena.